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In un momento storico in cui nell'occhio del ciclone di una guerra drammatica ritroviamo un capo di stato che è stato un comico professionista (di successo) come l'ucraino Volodymyr Zelensky, forse è per la prima volta un po' meno difficile credere che anche il 16° Presidente degli Stati Uniti fosse un tipo divertente: ma, in effetti, Abramo Lincoln pare fosse davvero un vero burlone. Il suo stesso gabinetto, fatto di gente molto seria impegnata a districarsi in vicende drammatiche, spesso malcelava il fastidio per un humour considerato fuori luogo. Di certo i suoi generali non apprezzarono la sua famosa battuta “posso fare dei generali, ma i cavalli costano”.
Del resto non è un caso se gli anni Sessanta dell’Ottocento siano considerati l’apice del “black” humour, che proprio allora - forse cedendo alla sensibilità sul punto degli abolizionisti come Lincoln - si cominciò a chiamare “dark” humour.
Gran parte dell'umorismo di Lincoln proveniva da quello che alcuni chiamavano "un bizzarro desiderio di disinnescare le situazioni". Qualsiasi cosa andava bene per ridere e Lincoln amava ridere nonostante soffrisse di quella che era conosciuta come "malinconia". Una condizione che molti in quel periodo, inclusa sua moglie Mary, preferivano “curare” col laudano, una miscela di oppio e alcol (a volte anche con morfina e codeina) all’epoca molto popolare.
Clive James definiva il senso dell'umorismo come “il buon senso che balla”: si ha bisogno di buon senso e calma quando tutti quelli intorno a te stanno perdendo il loro. Forse Lincoln lo capì meglio di chiunque altro, e si comportò di conseguenza.
Ecco le tre migliori battute di Abramo Lincoln:
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