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Guido Nicheli alias il Dogui, ma anche Doghi e persino Doghey com’era scritto sul tapiro d’oro che aveva in casa, tenuto di fianco a una foto gigante con Virna Lisi, è morto un sacco di tempo fa. Durante un dimenticabilissimo Milan-Roma di fine ottobre 2007 conclusosi con un tristissimo 0-1. Quel giorno c’era brutto tempo in gran parte d’Italia. Chi conosce quella vecchia frase di Cesare Pavese? “Inutile piangere. Si nasce e si muore da soli”. È vera solo in parte perché il principe dei caratteristi del cinema italiano lanciato dalla famiglia Vanzina amava stare in compagnia. Ed è stato insieme ad amici finché ha potuto e fino all’ultimo attimo di vita. Forse non tutti sanno quanto di compagnia fosse il Dogui.
Da quando è uscita la biografia che ho scritto sul Dogui, sono stato continuamente contattato (nei migliori dei casi) e avvicinato (nei peggiori) da una marea di personaggi, ciascuno con la sua storia sul Dogui, col Dogui, … Insomma, il materiale ben presto è diventato parecchio e una seconda edizione si imponeva. Per questa nuova edizione, siamo partiti proprio da dove si era interrotta la ricostruzione del suo ultimo weekend di libidine. “See you later” in ogni capitolo descriveva una di quelle gite lontane da casa che, tipicamente nel caso di Guido, iniziavano di giovedì e si prolungavano certamente fino a lunedì. A volte, anche oltre. Durante gli ultimi giorni di vita chi aveva incontrato Guido? Quanto nogra aveva in tasca? Da che progetto arrivavano i soldi?
Una cosa imparata scrivendo biografie in maniera complicata, non seguendo un unico filo ma preferendo raccogliere tante testimonianze per costruire un racconto simile a un mosaico, è la grande voglia di dire la propria degli amici del personaggio al centro del libro. Guido Nicheli, scomparso da tanti anni, in effetti, spinge davvero tante persone ad andare a pescare nei cassetti della memoria aneddoti dimenticati.
Per il mondo dei social network, gli appassionati di cinema e i fan imbruttiti è cosa buona e giusta ricordare Guido appena possibile. Attraverso la pagina facebook del libro, io e l’editore, di conseguenza, siamo stati contattati da tante persone che volevano aggiungere una parte alla biografia del 2017. Dal tizio che si è fatto un tatuaggio della copertina - il numero a essere sinceri poi è cresciuto - a quello che vorrebbe produrre un programma TV on the road sulle strade del cumenda, passando per quei ragazzi, anche giovanissimi, acerbi e ancora a digiuno degli episodi de I ragazzi della Terza C, che avendolo incontrato in qualche discoteca ne erano rimasti totalmente rapiti.
Impossibile, dopo “See you later”, non proporre “See you later again” con qualcuno di questi nuovi geniali racconti arrivati da quella che potrei definire la tribù del
Dogui. Per esempio…
Impossibile non parlare in “See you later again” di un grande giro avventuroso in perfetto stile Nicheli. Ovvero, in auto, scegliendo mezzo di culto, non necessariamente il più comodo a disposizione, pochi bagagli e tanto tempo da spendere. “Voi non sapete viaggiare”, Guido lo diceva più o meno a tutti. Chissà cosa avrebbe detto dell’equipaggio di “Alboreto is nothing” ovvero Alessandro Guicciardi, Caterina Secchieri, Massimiliano Pezzo, Fabio Bernardinello ingegneri, tecnici specializzati, gente che sa. Ma al momento giusto anche viaggiatori in grado di portare una Subaru (Baracca?) da Modena fino in Asia passando da deserti, monti, città e mille e uno imprevisti. 14.000 Km ma giusto qualche giro di Rolex in più rispetto ai canonici due del Donatone interpretato da Guido Nicheli. Vedere la faccia di Guido a spasso per l’Asia fa un certo effetto.
La Kalifano Edizioni, casa editrice fieramente indipendente creata da un collettivo di fumettari di provata creatività, GasProd, Koccobrillo, Kurtiell, Marck Girobili e Scampolo d’Assenza, ha lanciato sul mercato - si fa per dire loro il mercato ufficiale lo sabotano, lo detestano e lo depredano con fumetti pazzeschi! - un pastiche letterario che mescola la Bonelli alla Fenech, cinema di genere con la narrativa degenere, il fumetto e il diletto. E tanto cazzeggio con il Dogui al posto di Dylan Dog. Almeno il maggiolone è comune ai due mondi.
Ray-Ban. Non si discute. Guido, come tanti altri oggetti da cui non si separava mai, ne aveva una cura maniacale. In “See you later again” viene svelato da che negozio per imbruttiti arrivavano, la mitica Ottica Bergomi e perché Guido aveva scelto proprio un modello a goccia per seguire il sole. “Vado a svernare in Brasile”, lo ripeteva quasi tutti gli anni. Come racconta il patron Agostino Bergomi, uno dei più grandi amici del Dogui, il sole bisogna seguirlo sempre. Porta bene e tira su il morale. E se ci aggiungi un whisky e la nuova edizione della biografia del Dogui sei davvero in pole position…
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