La trama è semplice, essenziale: Tony Johnson (Gervais), un giornalista di un piccolo giornale locale, il Tambury Gazette, non riesce a superare la prematura scomparsa della moglie. Passa le sue giornate rivedendo i suoi video, combattendo istinti suicidi e depressione. Cosa c'è da ridere in tutto questo? Poco o niente. Il vero asso nella manica di questa serie - capaci di far svoltare la serie in un diamante umoristico - sono una sceneggiatura raffinata e mai banale e soprattutto uno stuolo di personaggi secondari che vanno a creare un microcosmo che difficilmente ci dimenticheremo. Attorno a questo vedovo di mezza età, cinico ma in fondo dal cuore d'oro, ruotano le vicende di un'anziana vedova, lo stesso cognato di Tony che ne è anche il capo e che ha problemi coniugali (e poca autostima), l'amico fotografo adoratore di junk food, un'infermiera che prova a riscaldare nuovamente il cuore di Tony, un attore fallito, un postino senzatetto, una prostituta, un barbone che vorrebbe fare lo stand-up comedian... Non è la classica serie inglese dai dialoghi serrati: il ritmo è da crociera, con un mare di melanconia capace di incresparsi grazie a battute fulminanti e intuizioni geniali. Insomma, il consiglio è uno e uno solo: correre su Netflix e non perdersi questa perla.
After Life, la serie gioiello di Ricky Gervais - la recensione
Carlo Amatetti • 25 gennaio 2022